Da quando sono TheLondonHer di blog ne ho letti molti, e di blogger ne ho conosciuti altrettanti.
Fashion blogger, Travel blogger, Food blogger – come se essere un po’ “esperti” in una materia, subito ci facesse rientrare in quella categoria a cui ormai pare aspirino veramente in tanti, forse troppi.
Il mio blog parla di viaggi, dei miei viaggi e delle mie avventure/disavventure in giro per il mondo.
Per questo dovrei definirmi per forza travel blogger? No, non mi ci sento e forse nemmeno so qual è il vero significato della parola. Sono semplicemente una ragazza che adora viaggiare e che trova nello scrivere e nella condivisione uno “sfogo” altrettanto piacevole quanto il viaggio stesso.
Allora da qui parte la mia riflessione. Una riflessione sui travel blogger – veri, presunti, famosi e non, capaci e non – fatta da una viaggiatrice e lettrice che ha un blog ma che – per qualche motivo – non si sente una vera e propria travel blogger.
Navigando per il web, di blog di viaggi se ne trovano veramente in quantità esagerata – nell’ultimo periodo pare siano veramente in voga. Allora perché io al mattino dovrei svegliarmi e bevendo la mia tazza di caffè, dovrei accendere il pc e leggere un determinato blog? Che cosa mi fa decidere per un blogger piuttosto che per un altro?
Ora ve lo spiego.
Da semplice lettrice, nel momento in cui cerco informazioni, inspirazione o una semplice lettura di svago, cerco nel blog prima di tutto la passione, declinata in ogni sua forma.
– Adoro chi nel raccontare un viaggio, una città, o una semplice passeggiata in campagna mette tra le righe le sensazioni che personalmente ha provato: quelle che poi anche io leggendo riesco quasi a sentire.
– Chi nello scrivere mette curiosità. Chi mi fa pensare: “Beh, in quel posto ci devo proprio andare anche io!”
– Adoro chi, con una fotografia riesce a trasmettere quasi i profumi di quel che ha immortalato.
– Adoro il racconto personale: non mi interessa sapere chi ha vissuto in quel palazzo nell’ottocento perché quello lo posso scoprire in una Lonely Planet. Nel blog cerco quelle informazioni che una guida – in quanto tale – non mi dà. Allora voglio le sensazioni, le emozioni, i consigli, la condivisione, l’aneddoto, l’esperienza.
– Apprezzo chi, come me, fa il viaggiatore e non il turista – senza nulla togliere a quest’ultima categoria. Chi, ad esempio, raccontando Londra non mi parla del Big Ben o del Tower Bridge, ma del mercatino di quartiere che sicuramente conoscono in pochissimi ma che trasmette il clima e la vera cultura del posto.
– Adoro chi ha i colpi di genio. Chi è originale, ha fantasia da vendere e sa farsi riconoscere e ricordare. Chi riesce a coniugare informazione, reportage, curiosità e passione senza aver bisogno di sgomitare nella lunga fila dei travel blogger.
– Adoro l’umiltà. Chi non ha nessun interesse a scavalcare l’altro con un post farcito del nulla, un viaggio più lungo o una partecipazione in più ad un blog tour.
– Adoro chi sa conciliare la vita da blogger con la vita privata. Se da quel che scrivi riesci a farmi capire anche chi sei – aggiungendo tratti di vita personale – vuol dire che hai colpito nel segno.
Da qui parte la vera riflessione su ciò che, più che altro, non voglio trovare in un blogger. Riflessione che, mi ha trovata nella maggior parte dei casi d’accordo con Silvia – autrice di The Girl With The Suitcase – la quale ha esposto le sue idee rispetto all’argomento, forse da un punto di vista anche più tecnico – data la sua esperienza nel campo. Qui, potrete leggere cosa ne pensa lei.
Dicevamo.
Chi è il blogger che non voglio allora?
– Non mi interessa chi nel blog posta quaranta articoli a settimana senza la minima cura e soprattutto per il semplice fatto di accaparrarsi qualche consenso in più sui social network. Preferisco di gran lunga la qualità alla quantità.
– Non sono interessata a chi, per avere un post in più, si inventa articoli fatti così, sulla base del “sentito dire” senza nemmeno essere mai stato in quel luogo. Avere un blog di viaggi significa anche far vedere il mondo attraverso i propri occhi, quindi perchè cercare a tutti i costi le forzature?
– Non mi interessa chi non ha la minima idea di come si scrive in italiano corretto e chi non spende cinque minuti del proprio tempo a rileggere ciò che ha scritto. Insomma, alla fine di alcuni articoli il primo pensiero è che sia stato scritto da un bambino durante l’intervallo alla scuola elementare!
– Per non parlare poi di chi, forse montatosi un po’ la testa, vuole essere a tutti i costi internazionale traducendo i proprio articoli in varie lingue. Ma prima di farlo, siete sicuri di conoscerle davvero quelle lingue? Siete sicuri di apportare qualcosa in più al vostro blog oppure state solo incappando in una serie di innumerevoli figuracce? Google translate non è abbastanza cari blogger! Imparate a scrivere correttamente nella vostra lingua poi – forse – potrete permettervi altro.
– Provo un enorme fastidio per chi, alla ricerca sfrenata di qualche viaggio o blog tour gratis, manda messaggi chiedendoti di votarlo per dargli la possibilità di “vivere una nuova esperienza!”.
Ma chi sei?! Chi ti conosce?! Perché mi preghi per un voto?! Se ne ho voglia ti voto a prescindere dalla tua richiesta. Ma te lo devi meritare, mi devi piacere e devi attirare la mia attenzione – altrimenti che senso ha?
– Non mi interessa che tu mi dica quanto è bella la tua nuova Reflex vantandoti tra le altre cose di essere un fotografo professionista. La maggior parte delle tue foto probabilmente fa ridere lo stesso, perchè non si diventa fotografo solo avendo tra le mani un gioiellino da centinaia di euro.
– Provo noia per chi posta foto o status ogni millesimo di secondo. Ok, ho capito che sei in vacanza o che stai partecipando ad un blog tour ma staccati da quel cellulare e goditi quello che stai vivendo. Non assillare troppo i tuoi utenti o finirai per stancarli, devi essere in grado di dosare e di capire cosa può interessare e cosa no.
Insomma, perché non soffermarsi di più sui contenuti e la qualità dei propri blog che sulla smania di visibilità? Se hai 934875109 followers su twitter non significa per forza che tu ti debba sentire sull’Olimpo dei social network e dei travel blogs. Spesso chi ha pochi followers ha comunque contenuti altamente migliori dei tuoi.
Perché non scendere da quel gradino che da soli ci si è creati e capire che non si è i primi, né gli ultimi e soprattutto non gli unici ad aver un blog di viaggi?
Perché non smetterla di sgomitare a suon di “io ho più like sulla pagina Facebook” e semplicemente fare ciò che adoriamo e che ci ha spinti ad aprire un blog di viaggi, cioè scrivere con passione per il piacere soprattutto che porta a noi stessi e poi al resto del mondo?
Ora immagino che molti saranno d’accordo con queste riflessioni.
Fuffablogger compresi.
sono la prima a commentare? Caspita!
Che dire, come ho già scritto da Silvia non sono una veterana, ma un’idea me la sono fatta.
Un blog dovrebbe essere innanzitutto una passione. Un passione che concilia la scrittura, i viaggi (o la moda o il cibo) e presumibilmente la fotografia (ma non la prima foto trovata sul web).
Spesso la passione sfocia in altro.
A volte mi sembra che questo mondo sia una corsa ad ostacoli in cui ognuno vuole vincere a discapito dell’altro…. e ci si dimentica da dove si è partiti.
Da una passione.
O dovremmo mettere in dubbio anche quello? :p
Concordo, forse nemmeno la passione è vera!
Io ho cominciato a scrivere, in primis, per me stessa.
Ho sempre scritto dei miei viaggi su carta… poi sono passata sul web.
Una cosa che non dovrebbe mai mancare è la passione per ciò che si fa.
Follower e risultati servono per “vendere” o ottenere qualcosa ma la scrittura e la passione vengono prima di tutto.
Concordo pienamente Giovy, ma a volte per qualcuno non è così! Comunque, erano solo delle semplici riflessioni personali..
Mi è piaciuta molto la prima parte, quando passi a cosa non vorresti da un travel blogger secondo me perdi molto. La prima parte è davvero molto bella e preferisco ricordarmi così questo post 🙂
Bisogna trattate tutto no? Non solo il bello..
Sono solo semplici riflessioni personali di una lettrice che inizia a capire cosa/chi tenere e cosa scartare dalle letture di viaggio!
Concordo. Troppo facile vedere il “brutto”, sorridergli e girarsi dall’altra parte. Riflettiamoci tutti su e proviamo a migliorare, partendo da noi stessi. 🙂 Io oggi ho imparato una gran cosa: accettare le critiche per lavorarci sopra. Si cresce sempre!
Sanguigna e dritta al punto, mi piace!
Grazie! 🙂
Sono semplici pensieri personali, condivisibili o meno nulla di più!
Adoro. ADORO questo post.
Bello, diretto, sincero. La lista del “blogger che non voglio” mi ha fatto sorridere per quanto è vera… un abbraccio**
Grazie mille Farah!
Felice di non essere l’unica ad avere questi pensieri!
A mio parere l’importante è non dimenticarsi che il blog, come nella maggior parte dei casi, ha la funzione di diario personale. Avere la possibilità di rileggersi, anche fra 10anni, rivivendo le stesse emozioni e strappandoti un sorriso, questa credo che sia una delle cose migliori che possa darti un blog. Poi ognuno ha il suo stile, il suo modo di raccontare, magari tralascia particolari che per
Bene e l’altra metà del commento? 😦 Dicevo….magari tralascia particolari che per altri non sono fondamentali, ma questo fa parte del “gioco” che crea anche le differenze tra i vari blog. Viaggiare deve essere un piacere (ed è quello che ci accomuna) e non una conseguenza dell’avere il blog, altrimenti che piacere è? 🙂
Sono d’accordo..
Il blog è prima di tutto personale, ma se lo si fa solo per altri fini non ha senso e chi ti legge lo capisce!
Bello e vero…
Mi ci ritrovo in ogni singola parola, e se l’era dei “fuffa blogger” fosse, diciamo cosi’, verso il tramonto??
E’ un po’ che, piacevolmente sorpresa, avverto la boccata d’aria fresca di nuovi appassionati Travel Blogger (tanto per intenderci quelli che… “Scrivo in quanto viaggio” e non viceversa) che, come dici te, ti emozionano, ti fanno desiderare di conoscere un luogo, ti fanno viaggiare con la testa e, udite, udite, scrivono con cognizione di causa, senza errori grammaticali (ok uno sbaglio ci puo’ stare ma… perseverare e’ diabolico, no??)
Scarsi contenuti mascherati da professionalita’, una professionalita’ che trova sostegno solo nei cosiddetti “numeri”… non se ne puo’ davvero piu’!!
Grazie mille!
Speravo proprio non diventasse un post impopolare e a quanto pare molti sono d’accordo con questi miei pensieri!
Non so se i fuffablogger siano sulla via del tramonto…certo sta anche a noi smettere di leggerli! Anche se la curiosità di conoscere la loro ennesima “fuffata” è davvero tanta!!
ahahah la fuffata! è un termine bellissimo. Comunque tuta questa approvazione significa qualcosa, no?
Significa che hai dato voce a un pensiero comune 😉
Certo, sono contenta dell’approvazione!
Ma anche senza approvazione questi rimangono comunque i miei pensieri! E’ bello esporsi, se la gente poi non è d’accordo pazienza, vivo bene lo stesso!! 🙂
La passione prima di tutto, e da quella nasce il racconto più bello più sentito! Bel post, come sempre :)!
Grazie Cristina!
Ciao!
Come ho commentato sul blog di Silvia condivido quasi tutto quello che avete detto, tranne l’uso della lingua. Perché non dovrei usare la lingua inglese se mi viene piú naturale scrivere in inglese? Certo, non usando Google Translate! Io come te vivo e lavoro a Londra e sinceramente trovo piú naturale e interessante scrivere in inglese. Interessante soprattutto perché mi permette di entrare in contatto con persone provenienti da diversi paesi e culture, tramite i loro commenti riesco a capire cosa pensano dell’Italia o di altri posti che ho visitato ed e grandioso conoscere altri punti di vista. Se scrivessi in italiano non avrei quest’opportunita! Comunque hai perfettamente ragione, se uno non ha padronanza della lingua in cui scrive fa delle figuracce. Io faccio degli errori e ne sono perfettamente consapevole, ma ho anche avvertito i lettori che l’inglese e una seconda lingua per me!
Comunque, post molto interessante e condivisibile! E complimenti per il blog, leggerti mi fa sempre scoprire qualcosa di nuovo!
Elisa
Ciao Elisa!
Grazie per aver letto il post!
Come dici tu non c’è assolutamente nulla di male nello scrivere in inglese, si ha la possibilità di raggiungere un’utenza maggiore e su questo non ci sono dubbi!
Vorrei farlo anche io ma sono consapevole di non avere una padronanza tale dell’inglese per scrivere correttamente quello che voglio esprimere
E in più non vorrei che succedesse quello che succede a me: quando inizio a leggere un post in inglese, scritto da qualcuno che non lo sa quasi per niente ma che vuole essere internazionale a tutti i costi, mi stufo subito e mi chiedo solo perchè!?
Ovviamente mi riferivo a chi improvvisa un’altra lingua che non è la propria, solo per aver fatto una vacanza studio quindici anni fa!
I piccoli errori ci stanno, ma quando proprio il vocabolario è limitato, i tempi non si sanno usare e si scrive come lo si faceva alle medie allora dico no!
🙂
Non so, mi lasciano sempre un po’ perplessa i blog ad “affermazioni negative”. Che ci importa di quello che fanno gli altri! Scriviamo per la nostra passione e facciamo rete con chi amiamo seguire! Da una parte quindi mi sentirei di criticare la parte “polemica” del post.
Da una parte. Dall’altra, capisco (almeno, penso di capire!) come mai in questo momento si decida di affrontare il tema, e non posso far altro che concordare.
Io sono la prima in realtà a scrivere sgrammaticato a volte, più che altro per la fretta di raccontare una cosa, magari scritta di corsa tra un impegno e l’altro, quindi on voglio giudicare. Però si, una certa raffazzonatura ed autoreferenzialità ultimamente si respira nell’aria, anche ingenuità nell’esposizione imbarazzanti.
Non posso però non notare che i motori di ricerca e i numeri di visite premiano chi sforna il numero più alto di post su temi molto “pop”, alla faccia del “content is the king”. Quindi posso anche capire chi cerca di aumentare le visite e magari introitare pubblicità, sacrificando un po’ la qualità per la quantità. Non lo condivido magari, ma posso capirlo. Se vuoi farlo per guadagnare qualcosa devi arrivare a un compromesso immagino.
Il travel blog che vorrei io è: creativo ed emozionante come un articolo di Jon Krakauer. Che mi faccia vedere le cose da nuovi punti di vista e mi dia anche informazioni pratiche però, sui viaggi che ho intenzione di vivere, non per forza in luoghi esotici.
Il travel blog che non vorrei: autoreferenziale, spocchioso nei confronti degli altri, che ha più post con elenchi numerati (le cinque cose per, i 10 posti da..ecc) che notizie vere, che dà informazioni errate o superficiali (viaggiare può essere rischioso o molesto per le popolazioni che si visitano). A volte il blog che non vorrei è anche il mio: tempo e lavoro fanno si che spesso non riesca a lavorarci come vorrei e a costruire la sua identità al meglio.
Credo tuttavia che non sia ancora il momento del tramonto dei cosiddetti “fuffablogger”, in ogni settore, se hai i numeri conta. E spesso anche la “tuffa” se pubblicata più volte al giorno aiuta. Ma che vengano premiati blog e portali che fanno anche altri tipi di lavoro sulla qualità dei contenuti, si. Credo che alla lunga quelli saranno gli unici ad essere premiati.
Speriamo! Per quello dico che prediligo la qualità!
Ma ovviamente non per tutti è così.. Ma alla fine quel che conta è che io (o chi ha un blog) scriva creando piacere a se stesso!
Se poi non è così credo che i prima a perderci qualcosa siano loro 🙂
guarda, sono pienamente d’accordo con te. io sono un giovane ex studente che sta imparando un mestiere ma mi è sempre piaciuto scrivere e scrivere di viaggi e ci ho provato mille volte perchè non ricevevo molto sostegno, ma ora che trovo un sacco di persone simili mi sento più forte. grazie mille per questo post
Grazie a te!
Continua a scrivere se è quello che ti piace, è la cosa più importante!
Rispondere a questo post è molto facile. Sono d’accordo con te su tutta la linea ma non mi sorprendo affatto: il tuo blog è uno di quelli che apprezzo di più per quello che scrivi e per il modo in cui lo fai.
Seguivo un po’ di pagine fino a qualche mese fa. Poi ho fatto piazza pulita di quello che non mi piaceva più: di chi posta per forza, di chi fotografa qualsiasi cosa, di chi pubblicizza e ripubblicizza lo stesso articolo mille volte, di chi si prende troppo sul serio o di chi deve fare il simpatico a tutti i costi. Diffido di chi ha sempre qualcosa da dire e da mostrare e dai dipendenti della rete che prima di fare qualcosa la hanno già condivisa sul web. Di chi FA qualcosa per poter dire a tutti di averla fatta… non ci sono tessere punti… non ci danno una pentola in regalo e la realizzazione personale, se deve derivare da queste cose, può essere un serio problema…
Ad ogni modo, credo molto umilmente ma realisticamente, che non sarò mai nessuno nel mondo dei blog… tuttavia spero di riuscire a non perdermi in quello che scrivo. E, già che ci sono, spero anche di non sbagliare i congiuntivi… 😉
Continua nel fare quello che ti piace, non importa essere “qualcuno” nel mondo del blog! A meno che tu non lo voglia far diventare una professione 🙂
Come già ci siamo dette, questi nostri post non sono polemiche ma riflessioni che generano altre riflessioni.
Non mi pento di aver scritto il mio, perchè ognuno è libero di pensare e dire ciò che vuole.
PS: quando ci conosceremo, a Biella, rideremo di tutto questo “polverone”, ahah!
Speriamo di conoscerci presto…anche a Londra eh!! 😛
non importa avere visibilità .. importa scrivere delle proprie passioni .. il blog è una sorta di diario di bordo .. penso spesso che sarà anche la mia memoria, dopo anni .. e sarà emozionante averlo e poterlo rileggere…Cris
Esattamente….un giorno quando rileggeremo chissà le sensazione che torneranno a galla!
Ho scritto un post simile qualche settimana fa. Invece di dire ciò che non mi piace ho elencato i motivi x cui seguo i blogger che stimo e che amo e … sotto sotto siamo allineate.
Quelli che tu chiami fuffablogger li ho cancellati da un pezzo da tutti i contatti, ho smesso di tenere sotto controllo le statistiche, condivido e voto post di gente che non ho mai sentito nominare prima e scrivo solo quando ho voglia e tempo di farlo …
Insomma ho deciso di non vivere per il blog, ma che sia il blog a vivere grazie a me. E non sai quanto bene sto 🙂
Sulla qualitá non mi pronuncio xchè spesso mi chiedo cosa sia e se ci siano dei parametri validi x poterla giudicare!
Esatto, non vivere per il blog! Sono d’accordo!
Mi sei piaciuta molto, non condivido un paio di punti ma per il resto le tue opinioni sono semplici e dirette. E mi è piaciuto molto di più leggere quello che NON ti piace! 🙂
Grazie Giuseppe! 🙂
Concordo con la maggior parte dei punti che hai elencato ed in particolare, purtroppo, con quelli negativi. Personalmente ho iniziato da poco a scrivere ma in questi 4 o 5 mesi posso dire di essermi fatto un’idea di massima su questo mondo ed in particolare una grande passione per la visibilità contro una passione decisamente più flebile verso il viaggio in se stesso, che poi dovrebbe essere quello che alimenta tutto quello che scriviamo e facciamo qua. Ho ricevuto un sacco di complimenti ma pochissimi suggerimenti o scambio d’informazioni (che sarebbero quelle che vorrei). Ci sono piccole oasi felici che mi danno la forza di continuare a raccontare i luoghi dove vado ma sono veramente rare, troppo. L’unica soluzione credo sia una selezione spietata, che credo sia anche molto semplice da mettere in atto. La passione per il viaggio si sente, è una questione di “pelle”.
Come non essere d’accordo con quello che scrivi! Ho iniziato la mia avventura con il mio nuovo blog da poco e ho capito che se non sei influente non vieni considerato. La passione, l’autenticità, la voglia di viaggiare e raccontare per me vengono prima tutto, prima dei numeri.
Quanto hai ragione… come se non essere abbastanza fashion blogger o travel blogger non ci autorizzasse a scrivere di moda o di viaggi; sempre intenti a rientrare in una qualche categoria, quando non c’è “categoria” migliore di ciò che siamo. Bel blog comunque! 🙂