Life, London
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…alla fine, ne sarà valsa la pena?

Boh.
Pare che Settembre sia un mese tanto amato. Ho già letto diversi pensieri tra cui “Settembre è il nuovo Gennaio”, ” a Settembre inizia un nuovo anno” o  anche ” da Settembre inizio a lavorare per raggiungere i miei nuovi obiettivi”.
Boh. Pare che a Settembre tutti inizino una nova vita, che non riescano a star dietro a tutti i nuovi progetti che li terranno impegnati nelle loro giornate e che non vedano l’ora di depennare tutto ciò che hanno inserito nella loro wish list per il “nuovo anno”.
Boh. Qualcosa non mi è chiaro.
Sarà che quest’estate non sono andata in nessun angolo paradisiaco per le tanto meritate ferie e che sento il mondo galoppare mentre io resto ferma, ma l’unica cosa che mi ha portato questo Settembre è un grosso domandone che – come una tegola – è crollato dal cielo tra capo e collo, scagliando ogni tanto anche qualche rimando alla bocca dello stomaco.
Ma io, cosa ci faccio qui?

E’ una malattia essere in una parte del mondo e puntualmente pensare che in qualunque altro luogo si potrebbe stare meglio?
E’ una condanna voler essere in due posti nello stesso momento? Un tormento desiderare due cose e sapere che una non potrà mai sposarsi con l’altra?
Si, lo è – e ora, a tra mesi di distanza da Londra ne sono certa più che mai.

Quando ancora le mie mattine iniziavano con un “Good morning” e al supermercato chiedevo “a bag, please”, mi chiedevo come è possibile riuscire a prendere la decisione di lasciare definitivamente il proprio Paese per un altro. Come ci può sentire nel sapere che le radici del proprio futuro parleranno un’altra lingua, seguiranno abitudini diverse e ti condurranno ad una vita che inevitabilmente sarà un’altra vita, per sempre.
Non ho mai realmente affrontato la questione. Londra è sempre stata nelle nostre menti come un piccolo grande progetto – con un inizio ed una fine. Come una piccola finestrella della nostra vita che abbiamo tenuto aperta per due anni e che ora abbiamo chiuso, con la promessa di lucidarne ogni tanto i vetri per sbirciare i ricordi che vi abbiamo lasciato dentro.

“Potrei vivere qui per sempre?” mi chiedevo, e subito pensavo a chi avevo lasciato a casa.
“Potrei vivere qui vedendo la mia famiglia cinque o sei volte all’anno?”.
Pensavo ai miei figli, che ancora non ho ma che spero di avere in un futuro non troppo lontano.
“Potrei crescerli privandoli della presenza dei loro nonni e dei loro zii?” “Mi sentirei bene al pensiero di vederli parlare un inglese perfetto ed un italiano sbiascicato?”
La mia risposta è sempre stata no. Un no deciso, senza alcun tipo di dubbio.
O forse un no dettato dalla paura. La paura di ammettere che in fondo lontano dalla tua famiglia ci sai stare e te la cavi anche bene.  Di ammettere che nonostante la nostalgia e i momenti – spesso giornate intere – di sconforto, sei stata più felice là di quanto ora tu non lo sia qui.
Sono tornata, si. In Italia, a casa. Forse più per non dover portare avanti quel senso di colpa che mi invadeva ogni volta che mi ponevo la fatidica domanda. Sono tornata per darmi una possibilità. O forse per darla a loro e ricominciare.
Sono tornata e nonostante le enormi difficoltà che ogni giorno devo affrontare da ventottenne disoccupata non me ne pento.
Non me ne pento quando penso di aver lasciato un lavoro che – nonostante non fosse quello della vita – è uno dei miei più grandi motivi di orgoglio personale.
Non me ne pento quando ora vedo poche speranze di trovarne uno nuovo qui. Quando vedo amici sposarsi e mettere su famiglia mentre io posso al massimo programmare il picnic della domenica.
Non me ne pento quando riguardo le foto di due anni di vita e trattengo le lacrime a fatica. Quando penso di aver lasciato andare una grande opportunità che forse non tornerà più. Quando provo invidia per chi ha più forza di me.

Non me ne pento ma ogni giorno mi chiedo se, tornare in Italia, ne sarà valsa la pena. 8e0d28d548588e7f6d537f0673713d89

23 Comments

  1. Lo aspettavo, questo post. Mi sono chiesta spesso perchè siete tornati, ne ho parlato anche con Fabrizio. Io credo che se il tuo cuore ti ha fatta tornare un motivo c’è. Tutto, più o meno, accade per un motivo. E sono nella tua stessa situazione quando guardo amici costruirsi una casa, una famiglia, e noi ancora non possiamo. Sono certa che prima o poi tutto si sistemerà. Deve succedere. E accadrà anche per te, per voi e anche per noi. Te lo auguro. Ce lo auguro! 🙂

  2. Leggendo il post mi sono sentita molto partecipe: nel senso che sì, anche a me succede puntualmente di chiedermi se in un’altro punto del mondo la mia vita sarebbe meglio; mi pongo le stesse domande sulla famiglia, sui miei figli quando capiterà di averne…ho le stesse paure, credo sia normale. e no, non penso che tu sia ferma. Il fatto che una persona si ponga delle domande e che abbia il coraggio di darsi risposte nette, sì o no, è già davvero tanto, io penso. Se continuerai – continueremo – a farlo, le cose non potranno che andare nel verso giusto – io sono ottimista. Buona giornata!Cristina

  3. Cristopher toph Caietti says

    Che coraggio, tu sei tornata. Brava. Io è da molto che ci penso ma il coraggio non l’ho trovato.
    Penso che varrebbe la pena tornare per gli affetti e perché, come hai scritto tu stessa per le tue radici. Capisco quello che provi, ti assicuro.
    Capisco che tu ti chieda se ne è valsa la pena e anche che tu non te ne penta.
    Io ho il terrore. A volte penso che se tornassi troverei la compagna con cui condividere la vita, ma poi ho il terrore di restare in casa con i miei ad auto accusarmi di aver fatto un grosso errore.
    Forse non sono pronto. Forse ho il cuore di ghiaccio. Forse non ho coraggio.
    Intanto cambierò casa e anche là, sotto un ennesimo soffitto sconosciuto, mi chiederò se è il caso di tornare nonostante tutto per poi continuare la mia quotidianità Londinese.
    Mi sono sentito come i quadri del museo dove lavoro. Fermo e appeso ad un muro che ho scelto io stesso.
    Mi permetto di ribloggare questo tuo articolo.
    Grazie.
    Cris

    • Nessuno è di ghiaccio.
      Arriverà il momento giusto per ogni tua decisione, se ancora non hai lasciato Londra è perchè il posto giusto per te – in questo momento – è lì.
      Grazie per il reblog!

  4. Elisa - Tripvillage says

    Tu hai già avuto la forza di andartene e non è poco… Sicuramente la forza maggiore è stata tornare in Italia, luogo da dove tutti (o quasi… io sicuramente!) vogliono scappare.
    Però se hai questi pensieri e sei tornata in fondo in fondo un pò la risposta la sai…no? 😉
    Io sono qui ed ero in procinto di partire lo scorso anno (per Londra) ma ho dovuto (voluto) rinunciare per alcuni problemi..ma la speranza non l’ho persa!
    Penso sia normale avere questi pensieri..

  5. Secondo me c’e’ voluto coraggio a partire, e altrettanto a tornare… anzi, quando ho sentito che tornavi, visto il mio amore per Londra (che conosco pero’ solo da turista, o meglio da viaggiatore) ho pensato tra me e me: questa e’ matta!
    Cmq tre mesi sono veramente pochissimi, anche io mi aspettavo un post del genere, ma molto piu’ avanti…
    Datti/datevi tempo e la soluzione si presentera’ da sola. E visto che siete in due, la decisione dovrete prenderla insieme, perche’ e’ la VOSTRA vita che state costruendo, non quella dei genitori o dei parenti. Se vi vogliono bene, loro capiranno, qualsiasi decisione prenderete.
    In ogni caso, avete dimostrato a voi stessi e agli altri che siete in grado di farlo, ed e’ molto di piu’ di quello che si puo’ dire di molti, che si riempiono la bocca di “mollo tutto e me ne vado” e poi non fanno mai nulla, con una scusa o un altra.
    Ma poi perche’ il bambino dovrebbe parlare un italiano sbiascicato? Anzi, con mamma e papa’ italiani diventerebbe un perfetto bilingue, e gli apriresti molte piu’ opportunita’ di quelle che hai tu….
    Coraggio, e speranza soprattutto!!!

      • For me It wasn’t difficult to say it, because it’s really what I think, not something that I made up just to say something. It’s what I’ll do if I were you, plain and simple.

  6. Ahi Marta, tocchi un tasto dolente.
    Io ho sempre vissuto settembre come un nuovo inizio (ragiono ancora in anni scolastici!) ma quest’anno in cui, a quanto pare, questo discorso è diventato di moda, l’enfasi per affrontare il secondo 2014 è fluttuata via.
    Da quasi ventiseienne disoccupata, ti capisco, sebbene io non abbia mai vissuto al di fuori di Torino.
    Perchè la staticità, ad un certo punto, comincia a pesare.
    Osservare gli altri sulla giostra della vita e non avere la monetina per pagarsi un giro è una delle cose più tristi che alla nostra età si possa sperimentare.
    Non ti tirerà su di morale, ma posso dire una cosa? Tu hai le carte in regola per ottenere quella monetina: sarà che ho molta stima nei confronti dei miei coetanei che hanno la forza di partire, ma riuscire a superare l’incertezza che un altro Paese può provocare è un grande pregio!
    Se hai bisogno di una spalla (disoccupata!) su cui piangere, sai dove trovarmi 🙂

    Alice

    • Grazie Alice..
      Nonostante la situazione non sia delle migliori per nessuno, è quasi di conforto sapere che i miei pensieri sono quelli condivisi da così tante persone..

  7. Mmmm… settembre non è che piaccia granchè. Però è davvero un inizio. In particolare per chi in qualche modo è lavorativamente connesso con la scuola. Siamo gente sfasata per cui tutto comincia a settembre e finisce ad agosto.
    per me casa è dove c’è la mia famiglia. Tutta però. E faticherei molto ad andare lontano ad abitare. Ma per un breve periodo qua e là…

  8. Ciao! Ora non so cosa ci sia nell’aria ma anch’io ieri colta da profonda “depressione” e sfiducia nel mio blog ho scritto un’articolo simile…Io sono ancora qui a Dublino e ne ho ancora per un pò, ma penso le stesse cose che stai pensando tu, però al contrario…Ovvero mi chiedo se ne è valsa veramente la pena venire qui, anch’io immagino un futuro con dei figli (sono un pochetto più grande di te, sigh )e quello che per ora so per certo e che, al momento, non me lo immagino qui per tanti motivi lunghi da spiegarti in una risposta, poi ho già scocciato abbastanza nel mio blog… ahahahah 🙂 A me manca la mia Italia, sì con tutti i difetti e problemi che ha, ma è la mia Terra…Fatto sta, che solidarietà estrema, anche perchè soffriamo della stessa malattia…Siamo in una parte del mondo e siamo convinte che in un’altra, staremmo sicuramente meglio…Take care 😉

  9. Monica says

    Non so se hai fatto bene, certo se hai ascoltato il tuo cuore è stato giusto in quel momento farlo. Prima o poi rimpiangerai di non essere rimasta, ma capisco che chi espatria si senta un po’ ibrido. Io ho vissuto 2 anni a Londra molti anni fa e mi sono chiesta milioni di volte “ma chi me lo ha fatto fare di tornare”. Al contrario di te qui in Italia ho un attività che va benissimo ma ci sono 1000 altre cose, (o disfunzioni) per le quali “dopo Londra” ho sempre fatto fatica ad adattarmi. Infatti a fine anno realizzo il mio sogno e torno nella mia amata Londra che mi è mancata per 20 anni (mancata come vita, ho continuato a tornarci). E’ difficile che il “mal di Londra” passi, a me non è mai passato!

  10. Perdona il mio essere così diretta ma ripeto a te quello che ho detto a quella sciagurata di mia nipote che, dopo due anni a Londra, si è fatta prendere dalla nostalgia come te ed è tornata nel nulla (siete anche coetanee, quindi la similitudine è ancora più evidente): tornando qui hai messo la tua crescita personale (e non solo professionale) in standby, non considerare questa scelta come definitiva, comincia a pensare seriamente a ritornartene dove puoi costruirti veramente la TUA vita. In questo Paese, purtroppo, non ti sarà mai data l’opportunità di mettere a frutto i tuoi talenti.. quello che rischi è pentirtene quando ormai non potrai fare più nulla, come è successo a me quando avevo la tua età e come sta dannatamente succedendo a mia nipote senza che io possa fare nulla per aiutarla ad analizzare lucidamente le sue scelte.
    Spero di non averti infastidita dicendoti quello che penso. Prendila come una semplice opinione contraria ed usala per riflettere sulla tua.
    Buon tutto.

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