In questi giorni Parigi è il teatro di vicende che non vorremmo mai sentire.
Io però, la capitale francese me la voglio ricordare così. Con una viaggio fatto in compagnia di un’amica, appena dopo la mia laurea, ormai quasi cinque anni fa.
Quando si viaggia si pensa sempre che sia tutto rose e fiori. E invece no!
Vi ricordate la questione “..è bello farsi sorprendere dagli imprevisti in viaggio!“? Ecco, a volte se ne farebbe anche a meno. Ora vi racconto bene l’avventura.
Vera, la mia amica, come regalo di laurea mi diede un biglietto per il concerto di un gruppo che ai tempi seguivo più assiduamente. Lo spettacolo si sarebbe tenuto all’Olympia di Parigi, un teatro nel nono arrondissement della città, che ospita spesso spettacoli musicali e teatrali.
Felicissima, decisi di concedermi questo viaggio post fatiche studentesche e mi presi in carico di effettuare tutte le altre prenotazioni di volo e alloggio.
Premessa. Ai tempi non ero ancora così sgamata nell’organizzazione dei viaggi quindi, capitemi.
Sui vari siti online trovai un albergo in posizione fantastica. A pochi passi dal Moulin Rouge e poco distante dai uno dei quartieri più belli della città: Montmartre.
Il prezzo era davvero un’ottima offerta e, nonostante sul sito non ci fossero recensioni nè foto, decisi di prenotare.
Causa cambiamenti di programma, dopo qualche giorno dalla prenotazione contattai l’hotel chiedendo di poter riservare una notte in più – quella precedente alla data di arrivo della prima prenotazione.
La risposta fu positiva e così iniziammo a preparare le valige per Parigi.
Appena atterrate andammo verso il centro città per poi arrivare al nostro hotel.
Devo ammettere che – quasi per sesto senso – un po’ di scetticismo mi era venuto. Entrammo nella hall, che tutto sembrava tranne che una hall, e le prime persone che vedemmo furono un paio di uomini indaffarati in una conversazione dai toni incomprensibili. Finalmente, dopo qualche minuto, si accorsero di noi. Controllarono la nostra prenotazione e con facce del tutto sbigottite ci dissero che aspettavano per il giorno seguente.
Bene, ma non benissimo.
Con il mio francese che sembrava più un piemontese rivisitato, cercai di far capire – con prenotazione stampata alla mano – che con uno scambio di mail ci era stata accordata l’aggiunta di una notte esattamente per quel giorno.
Iniziai a sentire un po’ di ansia e già ci immaginavo dormire per strada, in qualche parco o chissà dove.
Ma il bello ancora doveva arrivare.
Accortisi del loro errore, i proprietari corsero su per le scale facendoci aspettare all’ingresso. Appena qualche minuto dopo – giusto il tempo di allestire la nostra “splendida” camera – ci dissero di seguirli arrivando così, dopo innumerevoli gradini su di una scala un po’ pericolante, nel sotto tetto dell’hotel.
Volete sapere che cosa è successo?
Per evitare di perdere i soldi della nostra prenotazione, decisero di ficcarci per quella notte in una stanza ricavata nella mansarda che vi giuro, il ripostiglio di casa mia è una reggia. Quello era il luogo in cui loro erano soliti ritirare tutto ciò che non serviva, un vero sgabuzzino.
Rimanemmo spiazzate. Proprio incapaci di dire qualsiasi cosa. Iniziammo a ridere e – nell’isteria da quasi disperazione – decidemmo di fermarci lì. Eravamo giovani, senza soldi per prenotare un altro alloggio e sicure che il giorno seguente saremmo state trasferite in una stanza degna di essere chiamata così.
Dormii in un simil letto matrimoniale con Vera, senza svestirmi per la paura di toccare con la pelle tutta quella polvere. La TV era in bianco e nero, almeno per quel che riuscimmo e vedere. Il bagno un piccolo quadrato dove per poter sedermi e fare pipì era necessario prendere misure da architetto per non sbattere testa, gambe e braccia.
Una notte lunghissima culminata, la mattina seguente, con il trasferimento nella camera per cui loro si ricordarono della nostra prenotazione. Un po’ meglio della precedente, ma vogliamo parlare dei fili elettrici che uscivano dalle prese? E del bagno ancora a misura di formica?
Fortuna che poi Parigi ci è piaciuta un sacco!
beh…però son cose che non si dimenticano 🙂
Ah sicuro! Tra l’altro ho appena notato che quell’hotel è ancora aperto, e mi chiedo il perchè!!!
Le disavventure di viaggio, diventano poi sempre belle avventure da raccontare… appena al sicuro a casa 🙂
Esatto, ora ripensandoci ci rido allegramente!
Capisco perfettamente! L’ho scritto giusto nel penultimo post della mia disavventura avuta a Madrid, in un ostello che più che ostello era un insieme di camere per prostitute e famiglie immigrate senza permesso di soggiorno (sei persone in quattro metri per tre 😦 )
Parigi non mi ha mai ispirata molto, ma in quest’ultimo anno ho cominciato a vederla differentemente (o meglio, come tutti gli altri) e non vedo l’ora di organizzarmi una bella fuga.
Se fai un post metterò le tue informazioni con quelle di Manu di Pensieri in viaggio 🙂
Alice
Lo farò! E magari in privato ti dico anche il nome di quell’hotel così eviti di finirci anche tu! 🙂
Ne ho viste di bettole così a Parigi, e non mi stupisco di ciò che dici. La città sa ripagare ogni disguido, ma per la qualità, si fa pagare!
Un abbraccio
Life, Laugh, Love and Lulu
Non ho avuto altre esperienza in città però si, direi che concordo con quel che dici!